Carmine Crocco. Un brigante nella grande storia

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Sui briganti, sulla loro vita irta di pericoli e sulle loro gesta, è sempre fiorita un’ampia e variopinta letteratura: racconti, romanzi, biografie al confine tra realtà e leggenda. Un siffatto genere storico-letterario è, senza dubbio, suggestivo e finanche legittimo, allorché rievoca in modo colorito le imprese dei tanti piccoli masnadieri vissuti, in ogni società, ai margini dei grandi eventi politici e sociali. Ma quando si tratta di personaggi che hanno avuto una qualche parte in fatti storici importanti, le nebbie della leggenda e della finzione letteraria intralciano la comprensione di quelle vicende, e talora risultano meno suggestive della stessa realtà. È il caso di Carmine Crocco, principale protagonista del grande brigantaggio del 1861-1865. Su di lui non mancano articoli, saggi, libri. Ma in essi, molto spesso, la storia è frammista al mito, e i fatti certi si confondono con le notizie più fantasiose. Eppure, le vicende biografiche di Crocco furono talmente straordinarie e avvincenti, che non necessitano di ulteriori fronzoli. Basta ricostruirle sui documenti e narrarle, così come esse si dipanarono, sullo sfondo dei contemporanei eventi storici. Umilissimo pastore di Rionero in Vulture, egli divenne piccolo bandito di strada, partecipò al moto garibaldino, si diede ancora una volta alla macchia, collaborò con i comitati borbonici, arrivò a comandare un formidabile esercito brigantesco, conquistò interi paesi della Basilicata, affrontò diverse volte le truppe inviate contro di lui, scorrazzò per qualche anno con le sue bande in un vasto territorio, venne infine sconfitto e fuggì nello Stato pontificio. Dopo aver conosciuto le prigioni pontificie, francesi e italiane, nel 1872 subì a Potenza un clamoroso processo, che attirò l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Trascorse la seconda metà della sua vita nei bagni penali del Regno d’Italia. A differenza di tanti altri briganti, che caddero negli scontri o vennero fucilati subito dopo la cattura, Crocco sfuggì alla morte e venne sottoposto ad interrogatori in carcere e durante il processo; e fu anche visitato e intervistato in prigione da psichiatri e criminologi, i quali ne lasciarono puntuali testimonianze. Sapendo leggere e scrivere, egli vergò in carcere le sue memorie che, unite ai materiali summenzionati, rappresentano una documentazione di eccezionale interesse per conoscere la versione dei fatti e la mentalità del più famoso capobanda dell’epoca. Inoltre, le vicende della sua vita brigantesca si intrecciarono così strettamente con i cruciali eventi dei primi anni dell’Unità d’Italia, che attraverso di essi è possibile comprendere meglio le origini e i caratteri del grande brigantaggio del 1861-1865. Non sono pochi, dunque, i motivi che mi hanno spinto a narrare la vita avventurosa di Crocco, sfrondandola dalle tante leggende e inserendola nel suo contesto storico. Giudicheranno i lettori se sono riuscito nell’intento di far conoscere un personaggio che ebbe una parte non irrilevante nelle vicende della sua epoca. Con questa biografia, spero anche di fare un po’ di luce sul fenomeno del brigantaggio postunitario, che possiamo considerare la prima grande tragedia nazionale. I fiumi di sangue versati durante quella spaventosa guerra intestina lasciarono segni indelebili nella memoria collettiva, creando una drammatica frattura tra sud e nord del paese. Lo Stato unitario nasceva con una ferita che non si sarebbe rimarginata facilmente.

Author(s): Ettore Cinnella
Publisher: Della Porta Editori
Year: 2010

Language: Italian
Pages: 0
City: Pisa-Cagliari