Il mito di Piero della Francesca, affermatosi nel corso di cin-que secoli tra arte, critica e ricerca storiografica, viene ripercorso a partire dalla sua opera e da quella dei pittori di riferimento per i suoi esordi – dall’Angelico a Paolo Uccello a Domenico Veneziano –, e di quanti ne subirono in vario modo il fascino – da Francesco del Cossa a Luca Signorelli a Giovanni Bellini –, così da tracciare i termini della fortuna, dalla gloria in vita all’oblio, alla grande risco-perta in età moderna. La centralità che gli viene riconosciuta nel Rinascimento italiano lo rende modello di riferimento per molti pittori, i quali ne apprezzano di volta in volta l’astratto rigore formale e la norma geometrica, l’incanto di una pittura in cui la luce esalta le potenzialità formali del colore o ancora la figurativi-tà rarefatta e sospesa. La sua produzione è in particolare riscoperta nell’Ottocen-to, quando il fascino indiscusso dei suoi capolavori diviene motivo di ispirazione per protagonisti della svolta antiaccademica quali Degas, i Macchiaioli, Puvis de Chavanne e Seurat. È però nel Novecento che si costruisce compiutamente il suo mito, qui raccontato attraverso il confronto con artisti italiani nella stagione tra Metafisica, Realismo magico e Novecento – tra cui Carrà, Donghi, Guidi, Casorati, Morandi, Campigli, Capogrossi – e stranieri – come Balthus e Hopper – che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.
Author(s): Antonio Paolucci
Publisher: Silvana
Year: 2016
Language: Italian
Pages: 384
Tags: Piero della Francesca, Renaissance art, Florence, Italian art, Modern art, Postimpressionism, Surrealism, Magic Realism, Arte metafisica, Neue Sachlichkeit