C'ero anch'io su quel treno

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«I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c’era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. Bambini rimasti soli o con parenti anziani che non avevano la forza e i mezzi per curarsi di loro.» Così scrisse Teresa Noce, dirigente dell’Udi, Unione donne italiane, che fu l’anima del grande sforzo collettivo avviato all’indomani della Seconda guerra mondiale per salvare i piccoli del Sud condannati dalla povertà. Li accolsero famiglie del Centro-Nord, spesso a loro volta povere ma disposte a ospitarli per qualche mese e dividere quel che c’era. Un’incredibile espressione di solidarietà che richiese un intenso lavoro logistico, con il coinvolgimento di medici e insegnanti. E che non fu priva di ostacoli, tra cui la diffidenza della Chiesa timorosa dell’indottrinamento filosovietico, con qualche parroco che avvertiva: «Se andate in Romagna i bimbi li ammazzano, se li mangiano al forno». Giovanni Rinaldi raccoglie queste storie da oltre vent’anni: partendo dalla sua terra, il Tavoliere delle Puglie, ha viaggiato in ogni regione d’Italia parlando con tanti ex bambini dei «treni della felicità». Franco che non aveva mai dormito in un letto pulito. Severino che non era mai andato in vacanza al mare. Dante che non sapeva cosa fosse una brioche. Rosanna che non voleva più togliere l’abito verde ricevuto in regalo, il primo con cui si sentiva bella. Con le loro voci e un’accurata ricostruzione storica disegna un mosaico di testimonianze di prima mano, divertenti e commoventi: il ritratto di un’Italia popolare eppure profondamente nobile.

Author(s): Giovanni Rinaldi
Series: Saggi
Edition: Prima edizione
Publisher: Solferino
Year: 2021

Language: Italian
Pages: 320
City: Milano

Indice

PROLOGO

Aldo. Eccomi

PRIMA PARTE
Alla ricerca dei bambini salvati

Prima di partire

Severino. Era un pomeriggio del maggio quando partimmo
Ada e Teresa. Nostra madre era la portabandiera
Dante. Al mattino ci faceva trovare la brioche
Americo. Guardavo i treni e sognavo di partire
Erminia. Quello è il mare! Mi sembrava di vivere una favola

SECONDA PARTE
Alla ricerca delle famiglie solidali

Ida e Irma. Era come un grande amore, questo nostro ideale
Umberto. Ho avuto due famiglie e ora ho due cognomi
Rosanna. Si avvicinarono Renzo e Lorica e mi presero per mano
Mario. Si va in Romagna, ospiti per sei mesi!
Franco. Noi c’avevano detto che qua c’erano i comunisti che mangiavano i bambini
Ernestino. Avevamo una cameretta con due letti, come due fratelli
Elvira. È stata la mamma che voleva venissi da voi, da noi si soffriva la fame
Benedetto. Non si doveva toccare, quel bambino era sacro
Antonio e Angelo. Avevo paura che mio babbo volesse più bene a lui che a me
Pasquale detto Zazà. I maccheroni che avanzavano se li metteva in tasca
Il ritorno di Benedetto

TERZA PARTE
Ridare senso alle storie spezzate

Nuove storie riemergono
Progetto Posillipo. Il treno della felicità ritorna a Napoli
Pedruza. La storia delle bambine sarde che andarono a Torino
Vincenzo. Non pensavo a mia madre, pensavo solo che stavo scappando
Annamaria. Ero felice di partire, era la mia prima vacanza
Carla. Dove si mangia in otto si mangia anche in nove!
Roberto. La storia dei bambini mandati al Nord ha toccato anche la mia famiglia
Aldo. Sono un uomo normale, che ha fatto una vita semplice e felice

EPILOGO

Gennaro e Simone. Le storie hanno una loro volontà

Riferimenti bibliografici essenziali
Treni della felicità. Cronologia delle opere (1946-2021)
Ringraziamenti